Irene Girls’ training centre

SamburuMaralal

Il Distretto Samburu occidentale si trova nella Provincia della Rift Valley. La popolazione del Distretto è stimata in circa 175.000 persone (di cui 35.000 circa sono cattoliche) che vivono in un’area di 21.126,5 chilometri quadrati. Si tratta di una zona con aree climatiche aride e semi-aride dove i modelli di insediamento delle popolazioni della zona dipendono da vari fattori quali il clima, la presenza di acqua, la sicurezza, la disponibilità di terra e il livello delle infrastrutture.

Ci sono tre tipi di zone agro-ecologiche: le pianure sono principalmente zone pastorali dove vive l’80% della popolazione totale. Le montagne sono aree agro-pastorali e sono occupate dal’8% della popolazione. Le aree urbane e sub-urbane raccolgono invece il restante 12%. Si riscontra un livello elevato di analfabetizzazione con punte fino al 70%. Il livello di dispersione scolastica è al 20% e un elevato numero di adolescenti non riesce a conseguire un impiego formale e stabile per mancanza di competenze professionali specifiche.

La principale attività economica della zona distretto di Samburu è la pastorizia che assorbe l’80% della popolazione totale. Vengono allevati prevalentemente bovini di razza locale, capre, pecore, asini e cammelli. Il bestiame è per lo più allevato per garantire la sussistenza dei pastori nomadi, che dipendono interamente dai prodotti animali (carne, latte e sangue). Accanto alla pastorizia sono presenti anche altre attività economiche: il Distretto Samburu, infatti, è una destinazione turistica molto rinomata a causa della fauna selvatica che vive nella Samburu National Reserve; è inoltre punto d’accesso privilegiato per giungere al suggestivo lago Turkana. Per questo, nell’area sono sorti una serie di resort e strutture alberghiere per l’accoglienza dei turisti. Tuttavia, solo una fetta ristretta della popolazione partecipa del benessere economico derivante da queste attività.

Calamità naturali e situazione sanitaria

Trattandosi di terre aride e semi-aride, la zona patisce frequenti e spesso gravi siccità che occasionalmente provocano massicce perdite di bestiame; la fame e la malnutrizione causano inoltre diverse vittime fra la popolazione locale. Malaria, malattie causate dall’insalubrità dell’acqua, morsi di serpente e la diffusione dell’HIV/AIDS sono le principali cause dei problemi sanitari della popolazione, che soffre della mancanza di strutture sanitarie adeguate e di un insufficiente livello di conoscenza delle informazioni basilari per prevenire e curare le patologie più comuni.

Comunità nomadi native

Le comunità indigene nomadi con cui i missionari della Consolata lavorano in quest’area sono di etnie differenti e principalmente Samburu, Turkana, Pokot e Rendile; ci sono poi minoranze di Kikuyu, Meru e Somali. I Samburu costituiscono il gruppo maggioritario, circa il 76% della popolazione totale, mentre i Turkana sono il 15%. Ognuna di queste comunità ha un forte sistema di parentela sulla quale si struttura la rete di protezione e di solidarietà sociale.

Nelle comunità nomadi il livello di analfabetismo è molto elevato. Le ragazze si sposano in giovane età e ricevono pressioni dalle famiglie perché abbandonino la scuola e si preoccupino piuttosto di sposarsi, poiché la cessione di una figlia come sposa comporta l’ottenimento di diversi capi di bestiame per la famiglia di provenienza.

I ragazzi sono culturalmente spinti a occuparsi degli animali, della protezione della comunità dalle aggressioni esterne e dell’accaparramento di bestiame anche attraverso incursioni e furti nei territori delle altre comunità. La competizione fra i diversi gruppi etnici per l’accaparramento di bestiame e risorse idriche è molto intensa e non di rado ha risvolti violenti che portano a un vero e proprio conflitto inter-etnico.

La città di Maralal

Maralal è il capoluogo del Distretto Samburu e conta circa 16.000 abitanti. La città sconta un certo isolamento dal resto del Paese poiché la situazione delle strade non è sempre agevole. Si caratterizza principalmente per il vivace mercato locale, che ne fa uno dei principali centri di scambio economico della zona, e per il suo essere un punto di riferimento e di appoggio per i numerosi turisti interessati a visitare i parchi nazionali limitrofi. Il settore secondario ha progressivamente acquisito maggiore importanza e le imprese si occupano di falegnameria, muratura e impianti idraulici sono in aumento.

Le ragazze Samburu che vivono in condizioni di indigenza e sono disoccupate sono circa 1.500; almeno un decimo di queste viene toccato dalle attività dell’Irene Girls’ Training Centre (IGTC).

Il progetto

Potenziamento della scuola superiore Irene Girls’ Training Center (IGTC) con la costruzione di quattro nuove aule per l’avvio di corsi di formazione per ragazze

Una ragazza di Maralal
Una ragazza di Maralal

La Diocesi di Maralal, dopo una consultazione fra le Suore della Consolata e la comunità di Maralal e per esortazione del Vescovo Amborgio Ravasi, ha avviato nel 1991 I’Irene Girls’ Training centre (IGTC), un centro di formazione professionale e avviamento al lavoro per fornire alle giovani donne Samburu un’opportunità per rendersi economicamente auto-sufficienti, contribuire al sostentamento delle proprie famiglie e tenersi lontane da attività lesive della loro dignità come la prostituzione. Dal 1991 in poi la scuola si è gradualmente ampliata fino a raggiungere le attuali dimensioni, con 80 allieve frequentanti sei diverse tipologie di corsi: ristorazione (primo e secondo livelli), sartoria (primo e secondo livello), formazione di segretarie e formazione informatica.

L’offerta formativa della scuola è rivolta sia alle ragazze che non hanno terminato gli studi secondari perché costretta ad andare a lavorare, sia a quelle che hanno terminato l’istruzione al Form Four, cioè il diploma di Secondary School, senza poi avere l’occasione di approfondire ulteriormente i loro studi dotandosi di una formazione professionale specifica. Questo ulteriore approfondimento, infatti, implicherebbe spostamenti lunghi o costosi o addirittura il trasferimento in un’altra città, cosa che la stragrande maggioranza di queste ragazze e delle loro famiglie non possono permettersi. Inoltre, in Kenya la scuola non è totalmente gratuita poiché è previsto il pagamento delle rette, l’acquisto dell’uniforme, eccetera, costi anche questi che si rivelano proibitivi per la stragrande maggioranza delle famiglie. Questa situazione porta le ragazze che hanno ricevuto il Certificato di Secondary School a restare inattive a casa mentre potrebbero, grazie a un’ulteriore formazione, approfittare del mercato del lavoro locale e di quello nazionale che richiede figure professionali in ambito segretariale o in attività legate all’artigianato, alla sartoria e al settore alimentare.

Durante il progetto, l’Irene Girls Training Centre è diventato Irene Technical Training Institute e ha aperto i corsi ai ragazzi; grazie al progetto è stato possibile accogliere 45 nuovi studenti, sono state ampliate le strutture ricettive con la costruzione di quattro aule e dei relativi servizi. I computer per la sala informatica sono stati acquistati e installati, così come le macchine per cucire per le parti pratiche dei corsi. Inoltre sono stati potenziati i corsi di elettronica e informatica, materie che permettono di formare figure professionali attualmente molto richieste dal mercato del lavoro kenyano.

PROGETTO CONCLUSO

Finanziatori: Conferenza Episcopale Italiana

con il contributo di Mondo Giusto e Insieme Si Può