Maestra foresta

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Una cartina dello stato del Roraima, Catrimani si trova nella parte meridionale

Il Roraima è uno stato del Brasile settentrionale al confine con Venezuela e Guyana, nella regione di Amazonas. Con una popolazione di quattrocentomila abitanti e una densità media di 1.8 abitanti per chilometro quadrato, lo stato di Roraima è il meno popolato della federazione. Ha quindici municipalità e la sua capitale è Boa Vista.

Il nord dello stato è caratterizzato da vaste vallate erbose, che diventano savana nella zona orientale, e dai rilievi della catena del Pakaraima. Il Monte Roraima, la sua vetta più elevata (2.810 metri), si trova in Guyana. La parte meridionale è invece interamente occupata dalla foresta amazzonica. Il clima, fatta eccezione per le alte montagne del nord, è equatoriale, privo quindi di stagione secca e con precipitazioni medie di almeno 60 millimetri.

Il prodotto interno lordo roraimense è composto per quasi nove decimi dal settore dei servizi, seguito dal settore industriale e da quello agricolo. I principali prodotti esportati sono legno e pelle. Rispetto all’economia brasiliana, il Roraima rappresenta lo 0.1 per cento (dati 2005).

Lo stato è ricco di risorse minerarie, specialmente oro, diamanti, cassiterite, bauxite, marmo, rame e uranio, strategici per la produzione energetica e per l’industria ad elevata tecnologia. Molti di questi bacini minerari si trovano nell’area abitata dagli indigeni; l’attività mineraria illegale ha provocato frequenti scontri con le popolazioni native, specialmente con gli Yanomami nella foresta amazzonica e con i Makuxì di Raposa Serra do Sol, nel nord di Roraima.
La foresta amazzonica rappresenta circa la metà delle foreste pluviali del pianeta e racchiude il bioma con la più vasta e ricca varietà di specie del mondo.

La Fundacion Nacional do Indio (FUNAI), agenzia statale per la protezione delle popolazioni indigene, stima in 30.715 il numero di nativi che vivono nell’area. Il gruppo più nutrito è quello degli indigeni Makuxì (16.500 persone), seguiti dai quasi 12.000 Yanomami e poi da altre popolazioni come Wapichana, Ingarikó, Taurepang, Patamona, Wai Wai, Yekuana e Waimiri Atroari. Le popolazioni indigene vivono in riserve che, in totale, rappresentano quasi la metà della superficie totale dello Stato. Tra le varie tribù, sono compresi anche gruppi che, nell’isolamento della foresta amazzonica, non hanno mai visto occidentali.

Catrimani e l’area d’intervento del progetto

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La regione di Catrimani, a Ovest dello Stato di Roraima, è un lembo di foresta lussureggiante che sorge nel cuore della foresta amazzonica brasiliana. In questa zona vive il popolo Yanomami; sebbene la sua origine e la sua provenienza siano incerte, diversi studi antropologici e storici sostengono che la presenza di questo popolo nell’area è vecchia di diverse decine di migliaia di anni. La presenza degli Yanomami nella regione, comunque, è testimoniata dalla tradizione orale degli indios e dalle relazioni delle spedizioni scientifiche a partire dal secolo XVIII.

Nella zona di Catrimani, gli indigeni si sono organizzati in ventiquattro comunità. Le abitazioni yanomami, chiamate malocas, sono raggiungibili solo via fiume, dopo alcuni giorni di navigazione, oppure attraverso la foresta, dopo diversi giorni di cammino. Le comunità sono raccolte ognuna intorno alla maloca, simbolo della vita comunitaria e della condivisione. Vivono di raccolta, caccia e pesca e coltivano nei pressi della maloca il necessario per vivere, principalmente manioca, tabacco, canna da zucchero.

Il territorio occupato dagli Yanomami è abbastanza aspro: vi sono catene montuose, fiumi dal percorso sinuoso e con molte rapide, una fitta foresta tropicale e aperture con vegetazione densa. Il terreno è inadeguato per un’agricoltura intensiva, ma gli Yanomami convivono con questo ecosistema da secoli, conservando le risorse naturali e il fragile equilibrio ecologico. Realizzano periodicamente la rotazione delle aree utilizzate, favorendo il rigenerarsi del suolo, della flora e della fauna.

La Terra Indigena Yanomami copre un’estensione di 9.664.975 ettari, ed è stata omologata con Decreto Presidenziale nel 1992. Fino alla fine degli anni Cinquanta, questo popolo viveva in relativo isolamento. I primi contatti regolari con l’esterno cominciarono negli anni Sessanta e furono intensificati con la presenza dei missionari, dei funzionari della FUNAI (Fundação Nacional do Índio), della FUNASA (Fundação Nacional de Saúde) e delle diverse ONG (Organizzazioni Non Governative), fino alla drammatica invasione del territorio da parte di migliaia di cercatori d’oro. Nonostante la Terra Indigena Yanomami sia legalmente demarcata e omologata, cercatori d’oro (garimpeiros), coloni, grandi allevatori e avventurieri continuano ad invadere le loro terre, spesso con il tacito assenso del governo locale e dei potentati politico – economici che lo influenzano.

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Una visita di personale della FUNAI ha rintracciato un nutrito gruppo di cercatori d’oro: secondo il Centro di Documentazione dei Conflitti Ambientali (CDCA) «si calcola che circa 1.500 Yanomami siano morti a causa della violenza e delle malattie provocate dall’estrazione mineraria. Nel 2007 l’emanazione della legge N° 1610, che agevola l’ingresso delle società minerarie sul territorio, ha peggiorato ancor più la situazione del popolo Yanomami che rischia la contaminazione irreversibile del territorio e lo sfollamento». La presenza dei garimpeiros, l’invasione di vaste estensioni di terra per allevamento e coltivazioni abusive nella Terra Indigena Yanomami, così come l’entrata continua e abusiva dei pescatori, causano un impatto disastroso sia sull’ambiente, sia sulle singole comunità.

Una delle attività che l’equipe dei missionari della Consolata porta avanti è quella di allertare gli Yanomami del pericolo che queste realtà rappresentano e informare le autorità competenti perché intervengano di conseguenza.
Preso atto delle minacce che incombono sul popolo yanomami e sulla sua conservazione e tenuto conto dell’esperienza dell’espulsione temporanea dei missionari della Consolata dalla missione (agosto 1987 – novembre 1989), nel 1990 – dopo diverse esperienze di progetti nell’ambito dell’istruzione – si è constatata la necessità di introdurre un progetto più sistematico e ampio di etno – educazione.

Attraverso l’etno – educazione sarà possibile mettere nelle mani del popolo yanomami gli strumenti necessari per creare un’istituzione scolastica che rafforzi il suo patrimonio culturale, che rappresenta l’identità di popolo, e lo aiuti ad affrontare le sfide crescenti di una globalizzazione che non risparmia neppure gli angoli più nascosti della foresta amazzonica. In questo modo il popolo yanomami sarà in grado di gestire queste sfide e le aggressioni della società circostante in modo autonomo e consapevole e di poter contare su questi strumenti anche nel caso di un’ulteriore allontanamento dei missionari stessi.
Le nuove conoscenze offerte mediante l’etno – educazione affiancheranno i valori tradizionali, avendo come obiettivo finale il miglioramento della qualità della vita di questo popolo senza pregiudicare la sopravvivenza della cultura tradizionale.

Il progetto Maestra foresta ha permesso di procedere alla formazione di diversi maestri yanomami e di dotare al scuola yanomami Thea Yano presso la missione di adeguato impianto fotovoltaico. Sono poi stati acquistati materiale didattico e una canoa per gli spostamenti dei formatori.

Finanziatori:

Amici di Missioni Consolata (AMC) Torino

PROGETTO CONCLUSO