HIV/Aids, tubercolosi e malaria: le sfide future della salute globale

GlobalFundMAE2Sconfiggere HIV/Aids, tubercolosi e malaria è oggi un obiettivo a portata di mano, ma occorre aumentare i fondi impiegati nella lotta alle tre malattie e porsi sempre più in un’ottica di salute globale, adottando cioè un approccio non solo medico-scientifico ma anche politico, economico e sociale incentrato su giustizia, equità e lotta alla povertà. Questo, in estrema sintesi, il messaggio del convegno L’Italia e le sfide future della salute globale, che si è svolto lo scorso 5 marzo presso il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione internazionale.

L’evento, organizzato congiuntamente dalla Cooperazione italiana allo sviluppo, dal Fondo globale per la lotta a HIV, TBC e Malaria, dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’associazione Amici del Fondo Globale, si inserisce nell’ambito delle iniziative derivanti dal rinnovato impegno dell’Italia nel Fondo dopo anni di mancato versamento dei contributi italiani.

Nel 2014, ha ricordato il Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Giampaolo Cantini, l’Italia ha promesso un contributo di cento milioni di euro per il periodo 2014 – 2016; i primi trenta milioni sono già stati erogati mentre l’accordo per l’esborso della seconda tranche – equivalente alla prima – è stato firmato da Italia e Fondo globale il giorno precedente il convegno.

Per quanto riguarda l’HIV sembrano in aumento i rischi di infezione fra i giovani, ha sottolineato il direttore del Fondo Globale Mark Dybul (che il giorno precedente il convegno ha incontrato il Papa): l’Aids è, fra gli adolescenti, la prima causa di morte in Africa e la seconda a livello globale. Particolarmente preoccupante è la situazione per le femmine, specialmente in Africa. Una delle principali sfide, dunque, è quella di «portare le ragazze a scuola: secondo recenti e promettenti studi, in paesi come la Tanzania, il Lesotho e il Malawi l’infezione si riduce del trenta – sessanta per cento per le ragazze che completano la scuola secondaria».

Quanto alla tubercolosi, l’obiettivo del millennio ad essa relativo si può dire raggiunto, poiché si è registrato un calo dell’incidenza pari all’1,5%. Ma, per la tubercolosi, l’obiettivo del millennio era un generico “far diminuire l’incidenza”, sottolinea Mario Raviglione, Direttore del Programma Globale sulla Tubercolosi presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). «Dal 2000 sono stati salvati 37 milioni di pazienti e la mortalità è diminuita del quattro per cento annuo. Ma questa malattia è dappertutto: in Africa c’è il 29% dei casi, il 38% nei paesi del Sud-Est asiatico e il 18% negli stati del Pacifico occidentale». Le sfide rimangono molte, «a cominciare dal fatto che su nove milioni di pazienti stimati solo sei hanno un nome e un cognome, mentre gli altri tre non vengono intercettati dai sistemi sanitari. Inoltre, occorre affrontare il problema della tubercolosi multi-resistente ai farmaci, che interessa specialmente i paesi ex-URSS, la Cina, l’India e il Pakistan».GlobalFundMAE1

Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità e neo-nominato vicepresidente degli Amici del Fondo globale, ha indicato nella battaglia sull’HIV/Aids «un modello per la salute globale». L’Aids ha fatto quaranta milioni di morti e circa altrettante persone sono state contagiate dal virus dell’HIV. In alcuni paesi africani l’aspettativa di vita era crollata del trenta per cento. Oggi però grazie a una mobilitazione planetaria nella lotta al virus, quindici milioni di pazienti hanno accesso a cure gratuite e l’obiettivo ora è quello di abbattere l’epidemia entro il 2020. «Per raggiungerlo la terapia è fondamentale: questa infatti non solo fa diminuire la mortalità ma riduce notevolmente il rischio di trasmissione del virus. E il vaccino ci vuole», ha concluso Vella, «senza vaccino non ce la faremo».

Stefania Burbo, dell’Osservatorio italiano sull’Azione globale contro l’Aids che riunisce tredici ong italiane, ha ricordato l’impegno del governo italiano a raddoppiare il rapporto fra aiuto pubblico allo sviluppo e PIL dallo 0,14 per cento del 2013 allo 0,28% nel 2017 e ha sottolineato che una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali potrebbe generare trentaquattro miliardi all’anno, un decimo dei quali sarebbero sufficienti per colmare il gap di fondi necessari al Fondo Globale per contrastare le pandemie.